Crisi. Migranti: la rabbia esplosiva delle isole greche
Dopo due giorni di violenti scontri tra la polizia e gli abitanti delle isole di Lesbo, Chios e Samos, la stragrande maggioranza delle forze antisommossa è stata costretta a lasciare le isole giovedì 27 febbraio. La stampa greca critica con forza la politica migratoria del governo e dell'Unione Europea.
Il secondo giorno di sciopero generale nelle isole di Lesbo, Chios e Samos, vicino alla costa turca, la rabbia degli isolani è sulla bocca di tutti. Nessuno può digerire le scene di una violenza senza precedenti in queste isole, provocata dalla presenza di centinaia di poliziotti antisommossa (MAT). Erano stati inviati con urgenza dal governo lunedì 24 febbraio per proteggere la costruzione di nuovi centri chiusi per migranti e rifugiati. Per il quotidiano To Ethnos, tutto deriva dalla mancanza di gestione da parte del governo, che lascia un'aria di "guerra civile", spiega il giornale di sinistra-liberale, castigando la violenza delle pratiche del MAT. "La polizia non ha esitato a bombardare i manifestanti con gas lacrimogeni. Oggi ci sono decine di feriti e un clima di sfiducia verso i loro connazionali".
Da diversi mesi la situazione è critica in queste isole dell'Egeo. La vicina Turchia ha riaperto le porte dell'immigrazione verso l’Europa per rinegoziare l'accordo concluso con l'Unione Europea nel 2016. 6miliardi in cambio della cooperazione della Turchia. "Oggi questo accordo sembra essere superato, e sono le isole ad essere in prima linea e, di conseguenza, a soffrire", spiega l'In.gr